La storia di quasi tutti i bambini dislessici inizia durante i primi anni delle scuole elementari quando i genitori si accorgono che il proprio figlio non impara come tutti gli altri. I suoi compagni leggono, scrivono e fanno i primi conti; lui perde il segno, balbetta le sillabe, confonde le lettere dell’alfabeto, scambia la posizione dei numeri, sbaglia semplici somme e fa fatica a studiare.
A volte purtroppo questi problemi vengono scambiati per qualcosa di diverso dalla dislessia: distrazione, pigrizia, svogliatezza, scarsa capacità di concentrazione. Così insegnanti e genitori si convincono che sia utile, per il bene del bambino, sgridarlo, obbligarlo ad impegnarsi di più, minacciare di punirlo se non fa tutti i compiti.
La conseguenza di tutto questo è che il bambino finisce per odiare la scuola e lo studio e quando finalmente viene portato da un logopedista per la diagnosi di dislessia è troppo tardi.
Che fare a questo punto?
Una delle strategie che purtroppo vengono adottate con maggiore frequenza è quella di cercare di rimediare ad un errore con un altro errore di segno opposto. I genitori e gli insegnanti, sentendosi in colpa per aver sgridato il bambino quando non sapevano che fosse dislessico, lo giustificano completamente e gli consentono di non studiare più.
Ma questa strategia è completamente sbagliata: per prima cosa trasmette al bambino l’idea che lui non ce la può fare, che è destinato a fallire e quindi è meglio che non ci provi nemmeno; in seconda battuta fa accumulare al bambino una lacuna dietro l’altra e questo gli renderà molto difficile in futuro raggiungere i gradi più altri dell’istruzione.
Vediamo allora alcun consigli su come affrontare in maniera equilibrata la scoperta che il proprio figlio o un proprio alunno è dislessico.
- NON TRATTATE UN DISLESSICO COME SE FOSSE STUPIDO
Avete mai sentito parlare della “profezia che si auto-avvera”? Negli anni 70 un ricercatore americano propose alle maestre di una scuola elementare di sottoporre i bambini del primo anno ad una serie di test per valutare la loro intelligenza.
Al termine del test i risultati vennero mischiati e riassegnati casualmente. Le ignare maestre si trovarono quindi con dei bambini intelligenti che erano stati presentati loro come poco dotati, e bambini con scarse capacità a cui erano stati assegnati pieni voti.
Alla fine dell’anno scolastico i bambini che erano stati presentati come più intelligenti avevano effettivamente ottenuto risultati più alti degli altri, nonostante le loro capacità non fossero assolutamente superiori.
Trattate un bambino come se fosse stupido ed egli finirà per diventarlo. . .
Trattatelo come se fosse intelligente, e otterrete il massimo da lui. - IL VOTO NON E’ IMPORTANTE
Un dislessico spesso ha voti più bassi di quelli che si meriterebbe per il suo impegno, ma per il bambino il voto è privo di valore.
Sono gli adulti che, sbagliando, attribuiscono tanta importanza ai numeri e fanno si che i loro figli si sentano inadeguati per un 6 o per un 7 . . .
Forse un giorno, in una società più illuminata della nostra, nelle scuole elementari i numeri per i voti saranno sostituiti dalle faccine: quella sorridente per chi ha dato il meglio di se, quella triste per chi non si è impegnato. E quel giorno i numeri torneranno ad essere usati per quello che servono: contare le mele, le mamme e i gattini. - SIATE PAZIENTI
Molti bambini dislessici sono stati emotivamente maltrattati prima della diagnosi perché si pensava che fossero pigri, svogliati, incapaci di concentrarsi.
Se avete sgridato vostro figlio o un vostro allievo perché non sapevate che fosse dislessico, non sentitevi in colpa: non lo sapevate e non potevate fare diversamente. . .
Adesso però avete la possibilità di rimediare.
Siate pazienti: dopo quello che ha passato, il bambino non avrà voglia di studiare. Non abbiate paura ad ammettere di avere sbagliato in buona fede, spiegategli che lo avete sgridato perchè non sapevate che è dislessico e assicurategli che adesso le cose sono cambiate. Non stancatevi di ripetergli che gli starete vicino e che con il vostro aiuto tutto andrà per il meglio.
E’ probabile che il bambino non vi creda. E’ probabile che rifiuti il vostro aiuto, che non voglia ascoltarvi.
Non perdete mai la pazienza e stategli vicino: possono volerci anni, ma prima o poi capirà che le cose sono cambiate davvero e a quel punto i suoi risultati miglioreranno sensibilmente. - NON FATE I COMPITI AL POSTO DI VOSTRO FIGLIO
Seguire un bambino dislessico può essere estenuante, soprattutto nei primi anni di scuola. E’ lento a leggere, non ha voglia di scrivere, probabilmente odia la scuola.
La tentazione di fare i compiti al posto suo è forte, soprattutto se lo avete trattato male prima della diagnosi. Questo può portare un vantaggio nell’immediato, ma alla lunga farete un danno a vostro figlio.
Potete leggere al posto suo, scrivere al posto suo, lasciargli usare una calcolatrice, ma fate in modo che sia lui a dettarvi le risposte, a fare i disegni, a dirvi quali operazioni dovete fare.
Impiegherete più tempo, ma il vostro aiuto farà la differenza. - LA DISLESSIA NON E’ UN ALIBI
La dislessia è solo un modo diverso di apprendere, ma chi è dislessico può imparare tutto quello che imparano gli altri.
Se siete bambini dislessici, non siete giustificati a non studiare e a non impegnavi perchè tanto avete delle difficoltà!
Se siete genitori di un bambino dislessico, non siete giustificati a non farlo studiare perchè tanto ha delle difficoltà!
Se siete insegnanti di un alunno dislessico, non siete giustificati a lasciargli fare ciò che vuole perché tanto ha delle difficoltà!
Pretendete che i dislessici facciano del loro meglio. - I DISLESSICI NON SONO TUTTI UGUALI
Ogni bambino è diverso dagli altri. C’è chi è bravo in matematica e chi è bravo in italiano, c’è chi disegna bene e chi non sa tenere in mano la matita, c’è chi è intonato e chi no, chi ha molta memoria e chi non ricorda che cosa ha mangiato a pranzo.
Imparate a conoscere i punti di forza e i punti deboli di vostro figlio: aiutatelo a migliorarsi, ma apprezzatelo per quello che è, non per quello che vorreste che fosse. - IL COLORE E I DISEGNI SONO MOLTO IMPORTANTI
Quando spiegate a un dislessico o aiutate vostro figlio a studiare, usate i colori. Questo lo aiuterà a concentrarsi sulle parole chiave e renderà lo studio più piacevole.
Mentre leggete o spiegate, fate fare dei disegni stilizzati al bambino per illustrare schematicamente quello che state dicendo: è un modo per prendere appunti senza scrivere. . . - CHIEDETE AIUTO QUANDO SERVE
Se non avete tempo perché lavorate o se non vi sentite in grado di aiutare vostro figlio a studiare, assumete un tutor. Non è necessario che sia uno specialista pluri-laureato. Va bene anche uno studente degli ultimi anni delle scuole superiori o dell’università, dotato di pazienza e di buon senso. Bastano un paio d’ore tutti i pomeriggi per avere ottimi risultati.
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